«Aveva questo talento di saper trasfondere nella parola tutto ciò che vedeva e lo faceva con una pietà, un’empatia grandissima con le vittime, ma in modo molto rigoroso, indicando le responsabilità. È questo che ha scosso molte coscienze. Ci ha insegnato anche come leggere le informazioni che ci arrivano, a cercare di capire, a formarci una coscienza». Parla così di suo figlio Vittorio («Vik», per amici e conoscenti) Egidia Beretta ricordando la vita, e purtroppo la morte, di questo giovane attivista per i diritti umani ucciso a Gaza, in Palestina, il 15 aprile 2011. Aveva 36 anni.
Egidia sarà a Bottegone questo venerdì 10 novembre dentro l’Istituto Comprensivo «Martin Luther King» per parlare di suo figlio con gli alunni delle classi terze (circa 80 su 4 classi) concludendo una tre giorni toscana: a Sesto Fiorentino, anche qui in una scuola media, e a Firenze in Palazzo Vecchio.
A Bottegone presenterà i suoi due libri sul figlio: «Il viaggio di Vittorio» e «Il bambino che non voleva essere un lupo». L’incontro con gli studenti del «King» inizierà alle 10:20 per concludersi circa 2 ore dopo.
E’ il primo di una serie («Vediamoci a scuola») giunta alla seconda edizione: incontri programmati fino ad aprile 2018. Al centro di queste occasioni formative il libro e la figura dello scrittore. Tre gli appuntamenti, al «King», per le classi prime, tre per le classi seconde, cinque per le terze.
La conversazione di Egidia Beretta («Vivere per gli altri, vivere con gli altri: la storia di Vittorio Arrigoni») è molto attesa dai ragazzi e dalle ragazzi del Bottegone: è rimasta loro molto impressa quella frase («Restiamo umani») con cui Vittorio concludeva ogni suo articolo.
E non mancheranno di riflettere attorno a una frase del giovane ucciso per i suoi ideali («Vorrei essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire – fra cent’anni – vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela: Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare»).